Chi brontola spesso ed ha un brutto carattere è più Intelligente

Chi brontola spesso, è irascibile ed ha un Brutto Carattere è più Intelligente, almeno secondo uno studio dell’Università di Harvard che si è avvalso di un gruppo di scimmie Bonomo e di Scimpanzé, primati molto simili all’uomo. Si potrebbe obiettare che, proprio per la natura dei soggetti osservati, lo studio potrebbe non essere attendibile, potrebbe non attagliarsi al carattere degli uomini, ma gli autori della ricerca giurano il contrario, assicurano che si tratta di un risultato su cui poter fare affidamento. Certamente non potrebbero dire una cosa diversa, visto che come ogni ricerca o studio che si rispetti, è stato finanziato, ma volendo dar credito ai ricercatori, si potrebbe anche ritenere che al così detto brutto carattere corrisponda una intelligenza al di sopra della media.
Si, perché le persone con il così detto carattere difficile, ovvero più irascibili, più intolleranti, più brontolone, inclini a lamentarsi e addirittura iraconde, sembrano essere le persone che più di altre sono inclini alla leadership, in sostanza più scaltre e quindi intelligenti. Sarà veramente così? O invece è solo un atteggiamento tipico dei primati osservati nel corso della ricerca? Naturalmente chi si riconosce in questa categoria di persone, ovvero chi ammette di avere quel gran brutto carattere che gli rimproverano amici, parenti, conoscenti e colleghi di lavoro, propende certamente per quanto affermato dai ricercatori, ovvero si consola dei suoi presunti difetti ritenendosi appunto più dotato intellettualmente degli altri.
Infatti, secondo gli autori della ricerca, chi invece ha un carattere certamente più mite, chi è più remissivo, conciliante, sempre sorridente, dimostrerebbe di avere un carattere più infantile, meno evoluto, e quindi in sostanza più ingenuo, quindi facilmente “preda” degli altri. Naturalmente chi si identifica in questa categoria di persone non sarà certamente d’accordo, perché essere concilianti, per esempio, è proprio la dimostrazione di possedere maggior buon senso, una facoltà che invece per un certo numero di persone, poche o molte non ha importanza,  sembra invece essere un optional di lusso, quindi non compreso nel pacchetto base.
Quindi, quanto emerge dalla ricerca che, ricordiamo ancora una volta, ha avuto come protagonisti un gruppo di primati e non esseri umani, si potrebbe adattare a circostanze diverse, ovvero ciascuno potrebbe pensarla in base al proprio carattere. Difficile infatti pensare che una persona tranquilla, un pacione tanto per intenderci, possa ritenersi intellettualmente inferiore rispetto ad un iracondo, anzi per lui è esattamente il contrario, anche perché saper  mantenere la calma, cercare nelle cose o nei comportamenti degli altri sempre il lato positivo, è sicuramente un esercizio di buona volontà, certamente una dimostrazione di intelligenza, perché si cerca di non fermarsi alla prima impressione, si cerca di vedere anche ciò che non è palesemente visibile, quindi si cerca di approfondire la questione.
Semmai, per coloro che sono dotati di un buon carattere, potrebbe essere vero l’esatto contrario, ovvero che essere troppo brontoloni, irascibili, addirittura iracondi, possa essere la dimostrazione di una mancanza di buon senso, di un livello di intelligenza Intelligenza inferiore, proprio perché ci si fa condizionare nelle proprie reazioni dalla prima impressione, e anche in modo spesso eclatante. Le due considerazioni sono entrambe condivisibili, perché comunque in ciascuna vi è una certa ragionevolezza, vi è del buon senso, e questo quasi sempre va a braccetto con l’intelligenza, è la dimostrazione che si cerca di ragionare sulle cose e di non farsi prendere la mano dall’ira, e quindi di non avere delle reazioni scomposte. Poi ciascuno, ovviamente ha tutto il diritto di pensarla come meglio crede, o forse come più gli fa comodo.


Fonte: www.tuttasalute.net

La pasta non fa ingrassare, ma è amica della linea: secondo un nuovo studio l’errore è farne a meno



Mangiare pasta non fa ingrassare: il consumo di questo alimento è associato con una diminuzione dell'indice di massa corporea.
La rivincita di spaghetti, mezze maniche e rigatoni sui chili di troppo. Mangiare pasta non fa ingrassare, anzi. Secondo una ricerca tutta italiana, a differenza di quanto si tende a pensare, il consumo di questo alimento tipico della dieta tricolore è associato con una diminuzione dell’indice di massa corporea. Insomma, la pasta sarebbe amica della linea. Lo studio, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, rende dunque giustizia a questo elemento fondamentale della dieta mediterranea, mostrando come il consumo di pasta è in realtà associato a una ridotta probabilità di obesità, sia generale e addominale.

La ricerca, pubblicata su ‘Nutrition and Diabetes‘, ha esaminato più di 23.000 persone reclutate in due grandi studi epidemiologici: Moli-sani e Inhes (Italian Nutrition & Health Survey), condotti da diversi anni dallo stesso Dipartimento. “Analizzando i dati antropometrici dei partecipanti e le loro abitudini alimentari – spiega George Pounis, primo autore del lavoro – si è visto che il consumo di pasta, contrariamente a quanto molti pensano, non è associato ad un aumento del peso corporeo, ma piuttosto è il contrario. I nostri dati mostrano che godersi” un piatto di pasta, “in base alle esigenze individuali, contribuisce a un indice di massa corporea sano, a una circonferenza della vita ridotta e a un migliore rapporto vita-fianchi“. Insomma, la pancetta non è colpa della passione per spaghetti & co.

Molti studi hanno già dimostrato come la dieta mediterranea sia uno dei regimi alimentari più sani, anche quando si parla di controllo del peso. Molto poco, tuttavia, si sa sul ruolo specifico di un componente ‘chiave’, come appunto la pasta. I dati dello studio Neuromed colmano questa lacuna. “Nella visione comune – dice Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia nutrizionale molecolare dell’Istituto – la pasta è spesso considerata non adeguata quando si vuole perdere peso, e alcune persone la bandiscono completamente dai loro pasti. Alla luce di questa ricerca – continua – possiamo dire che questo non è un atteggiamento corretto“.

“Stiamo parlando di una componente fondamentale della tradizione mediterranea e italiana, e non vi è alcun motivo di farne a meno. Il messaggio che emerge da questo studio, come da altre analisi scientifiche condotte all’interno dei Progetti Moli-sani e Inhes, è che la dieta mediterranea, consumata con moderazione e rispettando la varietà di tutti gli elementi (pasta, in primo luogo), fa bene alla salute“.
AdnKronos

Di Monia Sangermano



Lamentele – Chi si lamenta sempre danneggia i neuroni di chi gli sta intorno: è scientificamente provato!




Quando siamo in presenza di persone che si lamentano, o che chiacchierano senza un fine costruttivo e propositivo, la qualità delle loro vibrazioni negative si ripercuote su di noi e ha un effetto nocivo sui neuroni del nostro cervello.
 La lagnanza e la chiacchiera sono il frutto di un atteggiamento arcaico, una strategia di sopravvivenza, adottata dal nostro inconscio per liberarci di stati mentali ed emotivi aberranti, che purtroppo va a discapito di chi ne subisce l’influsso passivo. È stato scientificamente provato, che le onde magnetiche caratteristiche delle lamentele e delle chiacchiere, spengono letteralmente i neuroni dell’ippocampo, preposti tra l’altro alla risoluzione dei problemi. Rimanere esposti per più di trenta minuti a lagnanze, negatività e chiacchiere superflue provoca danni effettivi a livello cerebrale, sia che provengano da persone in carne ed ossa che dai media, in primis la televisione.

Cosa fare di fronte a manifestazioni di questo genere? I media si possono spegnere, escludere. Con le persone, si può invece cercare di dirottare la conversazione verso argomenti propositivi, o addirittura, suggerire molto diplomaticamente al “lamentoso”, di fare tre respiri profondi, espirando forte con la bocca. Naturalmente noi stessi dovremmo evitare di cadere in lagnanze e inutili chiacchiere, consapevoli del fatto che oltre a nuocere a chi ci sta intorno, stiamo letteralmente sprecando la nostra energia. Siamo così abituati a lamentarci e ad ascoltare le lamentele, da esserne perfino assuefatti. Ma se ascoltare le lamentele degli altri spegne i neuroni, quando siamo noi a farlo… cosa succede?

Fisiologicamente, le cellule del nostro cervello si specializzano con contenuti di basso livello, perdendo nel tempo in creatività e capacità di risolvere le situazioni critiche, uscire dalle difficoltà e mettere in moto l’inventiva, cosa che si sviluppa normalmente nelle persone che invece di scegliere la lamentela, trasformano le “crisi” in opportunità: un cervello in movimento, volto continuamente a creare, permette nell’insieme di essere più consapevoli.

Esotericamente, accade che la personalità agisce con il “pilota automatico”, addensando sempre di più quel meccanismo per cui l’ego tende a prendere il sopravvento sull’Essere. Ovviamente, questa percezione esula dall’insieme di cui facciamo parte e ci allontana sempre più dalla Realtà reale, cristallizzando gli schemi (e i programmi mentali) che ci fanno percepire la virtualità come realtà oggettiva.

Energeticamente, sappiamo bene, anche grazie alle moderne scoperte della Fisica Quantistica, che dove va il pensiero, l’energia fluisce e crea! Più i miei pensieri sono negativi, orientati alla mia sfortuna, alla crisi e al lavoro che scarseggia, al politico che si fa le vacanze di lusso alla faccia del popolo che non ce la fa, ecc… più sto nutrendo di energia quella determinata situazione. Psicologicamente si creerà un circolo vizioso, per cui tali pensieri negativi diverranno l’unica realtà possibile, moltiplicando proprio quelle situazioni che confermano questo processo.

Può capitarci di vivere in contesti nei quali siamo sottoposti a forti pressioni e disequilibri, ambienti carichi di stress e negatività che agiscono come dei veri e propri virus, su tutti i fronti: mentale, emozionale e fisico. È altresì vero che più innalziamo il nostro livello energetico, più la realtà circostante reagisce alla nostra qualità vibrazionale. Non solo attraiamo nella nostra vita situazioni e persone affini a ciò che siamo, ma influiamo positivamente anche sull’ambiente che ci circonda, e sulle persone con cui ci relazioniamo.

Tratto dal libro: Lifesurfing di Claudia Galli

Fonte: realtofantasia.blogspot.it

Rivisto da Fisicaquantistica.it